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:: BLUES AL FEMMINILE 2002 ::

GWEN "Sugar Mama" AVERY & THE BLUES SISTAHS

Gwen Avery, leader, tastiere e voce
Pat Wilder, chitarra
Stephanie Teel, chitarra
Ayla Davila, basso
Yolanda Bush, batteria

Novembre
21 VERBANIA
22 BORGO VERCELLI
23 GAGLIANICO
24 VESPOLATE
25 NOVI LIGURE
27 ASTI
28 CASALE MONFERRATO
29 SAVIGLIANO
30 TORINO


Dicembre

1° PINEROLO

 

“Se uno gettasse Bessie Smith, Etta James, Satchmo, Ma Rainey, Nina Simone, Esther Phillips e Mahalia Jackson in un gran calderone e mescolasse a fondo, il risultato sarei io.” Così, con candido gusto metaforico, la cantante, pianista e compositrice Gwen Avery descrive la propria personalità artistica, frutto della combinazione di antico e moderno, profano e sacro, della grande tradizione afroamericana. Tuttavia il fascino della voce singolare e potentemente emotiva di Gwen - un contralto largo e carnoso, dai margini sfrangiati e dal profondo e cangiante respiro soulful - non nasce soltanto dalla schietta e irrequieta miscela di tanti nobili influssi: sprigiona anche dalla insolita veracità del suo confrontarsi con umori e racconto dei blues, inni e canzoni che compongono il suo eclettico repertorio, dalla nuda tensione autobiografica che pervade ogni sua performance. Passioni e tormenti, gioie e riflessioni di una vita spesso difficile, segnata da traumi e tragedie ma anche illuminata dall’onestà delle scelte, arricchita dalla franchezza e profondità dei sentimenti e delle amicizie, emergono dalle parole e dal canto con una forza e un rilievo straordinari, garantendo a ciascun brano l’urgenza, la naturalezza e il calore della cronaca personale.
Gwen Avery è legata alla fluida e complessa scena culturale della Bay Area: ma le sue radici sono nell’Est appalachiano, nella Pennsylvania di grandi voci femminili come Ethel Waters, Clara Ward, Lorraine Ellison, Dakota Staton. Nativa di Verona, una cittadina nei dintorni di Pittsburgh, Gwen è stata allevata da una nonna cantante e chitarrista di blues: e nella ruvida ma cordiale atmosfera del juke joint che la nonna gestiva, ha conosciuto la sua educazione, sviluppando il senso dell’intrattenimento, il gusto per lo storytelling, una marcata comunicativa scenica. Nell’area di San Francisco è giunta sul finire degli anni Sessanta, attratta dall’anticonformismo e dalla libertà di costumi della metropoli californiana, porto sicuro per chi come lei aveva da tempo preso coscienza della propria omosessualità.
Nel clima musicale variegato di San Francisco Gwen prestò inizialmente la sua vocalità sanguigna a gruppi rock come Full Moon Band e a dispetto dell’interesse mostrato da compagnie come la Decca soltanto nel 1977 fece il debutto discografico, registrando una pezzo di sua composizione, “Sugar Mama”, per un album collettivo intitolato Lesbian Concentrate. Dopo un lungo periodo di oscurità, durante il quale ha sbarcato il lunario esercitando il parallelo talento di pool shark nelle sale da biliardo della Baia, Gwen Avery ha gradualmente ricostruito la propria carriera attraverso gli anni Novanta. L’incontro con un’altra veterana della musica nera della Bay Area, la cantante (ma in questo caso produttrice) Linda Tillery, ha portato nel 2000 all’incisione di un pregevole, maturo Cd, Sugar Mama, aperto da una nuova, seducente versione del brano del titolo e chiuso da una lettura punchy e danzante del più classico dei gospel song, “Precious Lord”. In un elegante e ben contrastato clima jazz-soul-blues, integrata da musicisti eccellenti come Jules Brussard al sax alto e Ruth Davies al contrabbasso, Gwen vi rivisita con piglio estroso, tra i chiaroscuri e le increspature melismatiche del suo grasso, torrido strumento, il songbook di Nina Simone (“Sugar In My Bowl”), di Leonard Cohen (“Suzanne”), di B.B. King (“The Thrill Is Gone”), e vi esibisce attraverso la propria scrittura (spesso sessualmente esplicita) una sorprendente diversità di emozioni, dalla riflessiva malinconia di “Sad Song” allo slancio giubilante di “I’m On My Way”.
Per la prima volta in Europa, in Piemonte Gwen Avery giunge alla testa del quartetto delle Blues Sistahs: lo stesso pugnace gruppo tutto al femminile che la accompagna nelle sue frequenti apparizioni nei club di Oakland o Santa Cruz, in college della West Coast, in prigioni per donne dal Colorado al North Carolina.
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