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LINGUAGGI JAZZ Archivio 2003 -TORINO-

Sabato 25 gennaio Piccolo Regio ore 21.15

BRAD SHEPIK TRIO

Brad Shepik, chitarra
Matt Penman, basso
Tom Rainey, batteria

Brad Shepik
Nella formazione classica trio-con-chitarra emerge una dimensione differente delle doti di Brad Shepik. Momentaneamente accantonate le linee balcaniche e arabiche, esemplificate dai notevoli album solisti per la Songlines (per non dire dei contributi al Tiny Bell Trio di Dave Douglas), il chitarrista e compositore, originario dell'estremo nord-ovest (Walla Walla, Washington, 1966) ma naturalizzato newyorkese dal 1990, dimostra di essere un pioniere anche nei territori apparentemente meno avventurosi. Stavolta Brad e i suoi scommettono su tempi misurati, conversazioni e perifrasi sonore non distanti dal blues e un'estetica calda, ricca di passaggi melodici.
Se le sue esplorazioni in stili non-occidentali lo hanno condotto alla padronanza di metriche irregolari (nonché di strumenti a corda poco frequentati come il saz), il virtuosismo di Shepik prescinde dai generi, e lo si può incontrare praticamente ovunque, al servizio di Charlie Haden, Paul Motian o Carla Bley, alle prese con canzoni portoghesi, bluegrass o rock tout-court come nel gruppo del batterista Joey Baron, Killer Joey.
"Non mi fate parlare di tutti questi stili" avverte Douglas, dichiarato nemico delle categorie, nelle note a Short Trip, l'album inaugurale del Brad Shepik Trio. "Qui ascoltate un ensemble che affronta musica originale con competenza e attenzione ai particolari. Dimenticatevi degli 'stili' e ascoltate le canzoni che esegue questa grande piccola band: la sua alchimia è eccitante, le dinamiche sono costruite alla perfezione".
Il trentenne bassista Matt Penman, valido avvicendamento nel Brad Shepik Trio al bassista regolare, Scott Colley, si è affermato con un album del 1994, Urbanism, contendente per il disco jazz neozelandese dell'anno. Ha poi lasciato il suo Paese per seguire una scholarship al Berklee College of Music di Boston e infine si è stabilito a New York. Tra i più richiesti giovani strumentisti del circuito internazionale, è facile trovarlo a fianco di Kurt Rosenwinkel, Chris Cheek o della cantante Nnenna Freelon. Le sue influenze musicali comprendono Keith Jarrett e Wayne Shorter, Radiohead, Red Hot Chili Peppers e il Bulgarian Women's Choir.
A completare sapientemente con contrappunti percussivi il sound rilassato, classico, quasi mainstream del trio provvede Tom Rainey (Los Angeles, 1957). Attivo su due continenti come batteur per una lunga serie di stars tra under- e overground, compresi Joe Lovano, Ray Anderson e John Abercrombie, è un grande specialista in poliritmie. Oltre che titolare, con Marc Ducret e Tim Berne, nel trio Big Satan e nella sua naturale estensione a quintetto, Quicksand, figura come co-leader negli album dei New And Used, usciti negli anni Novanta per la Knitting Factory.


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