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:: LINGUAGGI JAZZ 2006 ::

PICCOLO REGIO PUCCINI Piazza Castello 215, Torino

SABATO 18 MARZO ORE 21

BOBBY PREVITE'S "Coalition of the Willing"

Bobby Previte, batteria
Charlie Hunter, chitarra
Steve Bernstein, tromba
Jamie Saft, tastiere e pianoforte

Bobby Previte

Prendete tre strumentisti impossibili da catalogare in qualsiasi categoria definita: non sono una jam band e non coincidono con nessuno dei pur elastici sottogeneri del jazz contemporaneo. Metteteli nella stessa sala di incisione o da concerto col batterista Bobby Previte, secondo il Village Voice “un serio compositore con il cuore da roadhouse rocker”, e avrete - forse - un’idea degli intenti della “Coalizione dei Volenterosi” e delle sue spericolate incursioni nei mondi dell’elettricità.
Originario di Buffalo, nella parte nord-occidentale dello stato di New York con vista sulle Cascate del Niagara, Previte si trasferì nella Mela nel 1979. I suoi primi album da leader, apparsi nel 1987, ne consolidarono la reputazione di musicista “totale”, nonché di compositore di straordinaria levatura. Ha scritto e diretto lavori per insiemi di percussioni, complessi cameristici e circhi moscoviti, ha guidato gruppi dal nome e dalla propulsione artistica stimolanti come gli Empty Suits, Bumps the Renaissance e la Voodoo Orchestra. La sua realizzazione più ambiziosa, The 23 Constellations Of Joan Mirò, è stata accolta come “un salutare aggiornamento dell’intero spirito della musica contemporanea occidentale”.
Charlie Hunter si è affermato musicalmente nella Bay Area di San Francisco. Influenzato dal veterano chitarrista Joe Pass e dalle fluide diteggiature di Tuck Andress (del duo Tuck & Patti), rimase incuriosito dal modo in cui entrambi usavano le corde basse, a suggerire l’effetto della chitarra e del basso suonati contemporaneamente. Nel tentativo di portare il dualismo alle conseguenze più estreme, Hunter cominciò ad utilizzare speciali chitarre a sette e infine a otto corde, finalizzate per ottenere il suono di due strumenti su uno solo.
In formazioni solitamente ridotte ha affascinato ascoltatori provenienti da mondi musicali contigui, affrontando il repertorio di Bob Marley e sequenze hip hop, rileggendo Thelonious Monk e Steve Miller e incidendo per Blue Note una serie di album culminata con Songs from the Analog Playground, con Norah Jones, Kurt Elling e Mos Def.
Dal 2003 data la sua organica collaborazione con Bobby Previte in un trio, Groundtruther, il cui terzo elemento è a rotazione; all’album Latitude, apparso nel 2004 con il sassofonista Greg Osby, è succeduto Longitude con DJ Logic nel 2005.
Steve Berstein, solista di un inconsueto “trombone soprano” (si tratta di una tromba “a tiro”, senza pistoni, suggeritagli da Dave Douglas), è un beniamino dei club di Manhattan. Già direttore musicale dei Lounge Lizards e lucido visitatore dei fermenti della Radical Jewish Culture in una trilogia tematica (Diaspora Soul, Diaspora Blues e Diaspora Hollywood), conduce la Millennial Territory Orchestra e i Sex Mob. Avveduto iconoclasta, anche quando affronta temi di Prince, dei Nirvana e dei film di James Bond non è mai distante dallo spirito originario del jazz: per lui è musica d’intrattenimento, saggiamente parodistica, colta e un po’ snob.
Il multistrumentista e produttore Jamie Saft è stato un componente essenziale dei Prohibited Beatz e dei Nerve, organici newyorkesi dediti al versante live della cultura drum ‘n’ bass. Per la sua familiarità sia con le pulsioni dub che con l’espressionismo postmoderno di radice ebraica è stato soprannominato “la versione giudea di Linton Kwesi Johnson”.

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