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:: BLUES AL FEMMINILE 2002 ::

BETTY WINN & ONE A-CHORD GOSPEL SINGERS

Betty Winn, voce e leader
Ke' Imba Gilmore, voce
Margueret Smith, voce
Barbara Davis, voce
Diane Peterson, tastiere e voce
Shannon Brown, batteria e voce

Dicembre
10 ASTI
11 NOVI LIGURE
12 VILLADOSSOLA
13 ROMAGNANO SESIA
14 GAGLIANICO
15 PINEROLO
17 SAVIGLIANO
18 CRESCENTINO
19 CASALE MONFERRATO
21 TORINO
In un'epoca in cui buona parte della musica religiosa nera sta prendendo le distanze dai valori sostanziali e profondi della propria tradizione, da quel meraviglioso equilibrio di creatività e urgenza espressiva intuito da compositori come Thomas A. Dorsey e W.H. Brewster e sviluppato in diverse direzioni stilistiche dai loro discepoli attraverso il Ventesimo Secolo, gruppi come One A-Chord di Betty Winn hanno un ruolo prezioso e insostituibile: ci ricordano come la libera decorazione vocale (abusata da tante star nere contemporanee, in area sacra e in area profana, più barocche che autenticamente incisive) debba coniugarsi a un senso immediato e limpido del racconto e della testimonianza emotiva, come misura ed essenzialità siano fondamentali anche in un idioma in apparenza dominato da potenza e virtuosismo.
Il gospel tradizionale è la nostra passione, sostiene Betty Winn. E lo dimostra nelle performances alla testa di una formazione che segue le orme dei classici quartetti e gruppi femminili (le Davis Sisters, le Meditation Singers, le Gospel Harmonettes di Dorothy Love Coates, le Caravans di Albertina Walker, Inez Andrews e Shirley Caesar), in una maniera del tutto originale, legata agli umori variegati e ai fermenti musicali di una metropoli - New Orleans - che al gospel e alle sue ramificazioni secolari ha dato alcuni degli interpreti più memorabili di ogni tempo, da Mahalia Jackson a Bessie Griffin, da Johnny Adams a Irma Thomas.
Fondato nel 1995 da Betty e dal marito Thomas Winn, produttore, One A-Chord raccoglie voci femminili tra le più esperte e dinamiche dell'odierno gospel di New Orleans. Come suggerisce lo stesso nome, con il suo arguto bisticcio fonico (in piena armonia o un accordo di "la"), il gruppo basa la sua forza sulla compattezza e ricchezza del gioco armonico: ma anche sulla intrigante varietà (e al contempo solidità) delle scelte ritmiche, tipiche del resto della scena multiculturale della Città del Golfo, sulla vigorosa dialettica (riflessa, sulla scena, da una muscolare e musicale plasticità di movimenti), sulla complementarità e ampiezza cromatica della tavolozza solistica, sul contrasto - in particolare - tra la inquieta quanto pugnace vocalità della leader, con la sua grana sabbiosa e solare, i suoi margini asprigni, quasi bluesy, il suo complesso equilibrio melodico-ritmico, e l'imponente, ombroso contralto di Margaret Smith, dalla solenne e ieratica fierezza. Ospite regolare del tendone gospel del festival jazz di New Orleans, One A-Chord ha documentato la sua vitalità espressiva e la sua profondità spirituale in due album rimarchevoli: Bound For Glory, aperto sul fremente, contagioso abbandono di "This Train" e "Take Me To The Water", e il recente Shout Hallelujah. Quest'ultimo, che affianca una orgogliosa e struggente lettura del patriottico "My Country 'Tis Of Thee" a un ammiccante e danzante episodio di sapore caraibico come "Shut De Do'" o a un arioso tema contemporaneo come "Center Of My Joy", rivela in pieno anche lo spirito eclettico del gruppo: sempre nel segno, tuttavia, di quella eloquenza e determinazione celebrativa che caratterizzano le sue prove dal piglio più schiettamente tradizionale, da "Just A Closer Walk With Thee" a un medley abilmente costruito intorno a "The Saints".
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