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Conservatorio G. Verdi
Piazza Bodoni Torino

sabato 12 marzo 2011 ore 21,15

Informazioni abbonamenti e biglietti



JOE LOVANO Us FIVE

Joe Lovano sassofoni
James Weidman pianoforte
Petar Slalov contrabbasso
Francisco Mela batteria, percussioni
Otis Brown III batteria

Us Five è la più recente creatura di Joe Lovano, un musicista che nonostante i riconoscimenti ottenuti e i livelli incredibilmente elevati di una carriera discografica iniziata nel 1985 ha sempre evitato di ripetersi, o di rimanere entro parametri predefiniti e tutto sommato prevedibili. Forse il suo segreto risiede nella temerarietà nel ricercare nuove forme di espressione artistica all’interno dei linguaggi del jazz, a cui ha contribuito aggiungendo elementi modali e linee free all’improvvisazione più tradizionale basata su progressioni armoniche. Il debutto del quintetto è avvenuto con la pubblicazione, nel 2009, di Folk Art, il suo ventunesimo (!) album per Blue Note. È il primo che comprende soltanto composizioni originali del “Budda beatnik” di Cleveland.
La novità più sorprendente è l’utilizzo stabile di due batteristi, Francisco Mela e Otis Brown III, un segnale dell’accentuazione ritmica della formazione. I cinque strumentisti, nel corso dei brani, si rapportano in diverse combinazioni. “Io non ho solo un quintetto”, avverte Lovano, a rimarcare la geometria variabile di Us Five, “ma anche quattro quartetti, dieci trii, nove duetti e cinque voci soliste”!
Nella sua evoluzione da strumentista, Joe ha assimilato le lezioni di Coltrane e dell’avanguardia, così come l’impressionismo di Paul Motian, uno dei suoi partner più duraturi e influenti. Eppure conserva tuttora nei suoni le spesse tinte del bop del Midwest, quello di Gene Ammons e di Johnny Griffin.Un processo avvenuto non per sostituzione ma per addizione, alla stessa maniera della dinamica filosofia di Us Five, che

si esprime attraverso molteplici “conversazioni”, piuttosto che su una successione di assolo e di improvvisazioni.
Rimarchevole è pure l’aspetto multigenerazionale della band; all’atto della costituzione, il leader aveva 56 anni, Mela 41, Brown 33 e la contrabbassista Esperanza Spalding appena 24. È la prima volta in cui Lovano si trova in un ruolo simile a quello di assi del recente passato come Art Blakey o Betty Carter, quando offrivano la possibilità di emergere a giovani tramite corsi accelerati di apprendimento sul campo.
Quasi coetaneo di Lovano e come lui originario dell’Ohio, il pianista James Weidman si è affermato nell’ambiente “loft-jazz” di New York attorno al collettivo M-Base di Steve Coleman, per poi mettersi in luce come superbo accompagnatore di cantanti come Abbey Lincoln e Cassandra Wilson e leader di squisiti progetti solistici. Francisco Mela e Otis Brown III sono batteristi dal diverso background: il cubano Mela è cresciuto suonando salsa ai conga; la formazione di Brown, del New Jersey, è a base di gospel e R&B. “Anche quando siamo sullo stesso pezzo, il suono è differente” dice Mela, un provato bandleader con vari album a suo nome. “Anche quando non suono musica latina o cubana, le mie radici affiorano comunque. Credo che fosse proprio questo che cercava Joe; è lo stesso con Otis, che non perde l’impronta R&B e gospel anche quando suona jazz”. Completa il gruppo il bulgaro Petar Slalov, contrabbassista titolare delle formazioni di Mela che ha preso il posto di Esperanza Spalding.



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